Qualcosa di nuovo, di inaspettato, è un qualcosa che spaventa sempre e quando veniamo colti all’improvviso da un evento sconvolgente, la prima cosa che facciamo è mettere in atto un meccanismo innato di difesa: cerchiamo di proteggerci, cerchiamo di farci coraggio oppure ci rifugiamo in un posto più sicuro e prendiamo le nostre precauzioni. Ogni individuo reagisce in maniera differente. La stessa cosa fa il nostro corpo quando si trova davanti ad una nuova malattia, come la nuova COVID-19. Ma quand’è che noi siamo effettivamente in grado di proteggerci da un evento esterno? Quando, nella nostra reazione ad un determinato evento riusciamo a non estremizzare né la paura, che fa andare il sistema in tilt, né tantomeno la scelleratezza; la stessa cosa avviene nel nostro sistema immunitario, se esso non si attiva non ci difende e se si attiva troppo ci uccide. Il nostro sistema di difesa interno è ammirabilmente addestrato a riconoscere tra il “self” e il “non- self” ovvero tra quello che fa già parte del nostro organismo e ciò che invece è estraneo ad esso e potrebbe, quindi, rappresentare una minaccia. Penso che tutti facciamo sempre lo stesso errore di sottovalutare ciò che non vediamo direttamente e pensiamo che il nostro organismo non sia in grado di difendersi adeguatamente e quindi pensiamo che non sia efficace ma in realtà molte delle funzioni che assolve il sistema immunitario non sono state ancora spiegate. Ci precipitiamo a pensare che una sostanza esogena possa risolvere e combattere una nuova infezione e questo non è sbagliato, ed è ciò che giustamente fa la ricerca, ma con tantissimi studi ed esperimenti, quindi noi cosa possiamo fare nel mentre? Sicuramente non divulgare false informazioni che possano incutere terrore in chi magari ha letto solo quell’articolo e non sa bene se le informazioni siano attendibili. La letteratura scientifica è in continua espansione su questa nuova malattia e le risorse della ricerca si stanno indirizzando tutte in questo campo ma non siamo ancora arrivati ad una conoscenza profonda di essa e nell’ambito della ricerca scientifica questi studi potrebbero durare anni per essere realmente attendibili. Allora perché non partire dalle cose semplici che possiamo fare, prendendo esempio dal nostro sistema immunitario, che praticamente stiamo distruggendo da soli. La cosa più importante per combattere questa malattia nel mentre si cerca una cura e un vaccino, è cercare di non stressare troppo il sistema immunitario, perché è sempre più facile che con troppi stimoli nocivi e un’infiammazione di base sempre più elevata, ci sia una reazione errata che sfugge al fine autocontrollo delle nostre cellule, un po’ come un “burn-out” da stress che non porta a nulla di buono. È importantissima la ricerca di un vaccino e di una cura ma perché non potenziamo anche la prevenzione? La protezione non è sinonimo di prevenzione, ma quest’ultima è una parte importantissima della protezione della nostra salute.

𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐠𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐢𝐩𝐥𝐢𝐧𝐞 𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐜𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐟𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚? 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́, 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨𝐫𝐚, 𝐧𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟎, 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐩𝐚𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐢 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐜𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐚𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐧𝐢𝐫𝐥𝐢?

In un momento delicato come questo dovremmo informare e formare ogni persona a essere più responsabile e rispettosa verso il proprio corpo, aiutando fisiologicamente il sistema immunitario, rinforzandolo con una dieta equilibrata, esercizio fisico, respirando aria pulita nel rispetto delle regole, prendendo il sole in modo corretto, e farci coraggio senza distruggerci psicologicamente. La scienza non è solo cercare di riparare un danno ma è prima di tutto conoscenza dei meccanismi che governano la vita. Cerchiamo di mantenere integra la funzione fisiologica del sistema immunitario, quando serve usiamo protezioni ulteriori e se e quando essa viene meno e si passa ad uno stato di malattia, ricorriamo alla medicina. La prevenzione, la protezione e la medicina non si escludono a vicenda.

𝐴𝑙𝑒𝑠𝑠𝑖𝑎 𝐶𝑖𝑎𝑓𝑎𝑟𝑜𝑛𝑒